mercoledì 23 luglio 2008

ultimi concerti


Domenica sera sono stata a vedere Brad Meldhau, finalmente.
Gran concerto, il suono del suo piano è familiare, i pensieri andavano via veloci come le dita tra i tasti. Andavano a quando mi avevano detto che c'era questo pianista jazz, molto bravo.



Io tutte le mattine mi sveglio col remake di Paranoid Android.

Il problema, però, è che sti jazzisti, sulla scia del vecchio Jarreth, stanno diventando tutti un po' irreverenti e spocchiosi. Dunque, niente foto, niente di niente. E soprattutto, lamentele che arrivano dopo il primo brano. "Sorry. Don't move the lights. Don't absolutely move the lights, no changings. As we discuss during the sound check".
E pensare che il jazz, la musica del diavolo, è nato e ha dato i suoi frutti migliori in bettole fumose, sottoscala infestati da ubriaconi, mignotte, droghe di ogni tipo. I tempi cambiano. Ora se ascolti e, soprattutto, frequenti i posti dove si suona, il jazz è un simbolo dello stato sociale. Del tuo stato sociale, di un livello, di un certo privilegio.
Ma l'improvvisazione, anima della libertà, è ben altro...


Lunedì sono tornata, di nuovo, all'Auditorium.
Dopo aver visto Meldhau alla Cavea, ho definitivamente deciso che si sente abbastanza male. Da sopra, sopra

E da sotto l'ho sperimentato, appunto, lunedì, al concerto di The Niro. Meglio, ma comunque sound non ottimale come avrei voluto.





Ero in prima fila, grazie alle social relations.
Bellissimo concerto, sempre più bravo The Niro. Maturo, sicuro, imponente. L'inedito che ha suonato verso la fine è davvero una buonissima premessa/promessa del prossimo lavoro.
Soprattutto, questo ragazzo prende delle note così piene, così riempite fino alla perfezione, senza accennare ad insicurezze. La voce fa il suo ingresso trionfale nel vortice di note che riesce a costruire intorno, senza problemi. E riesce anche ad avere aperture, scale, passaggi ormai suoi, ormai distintivi di uno stile, chiaramente rimandabili alle sue atmosfere. Splendide.
E grazie per le belle parole sulla mia rece, Davide.


Domani mi mandano alla manifestazione degli operatori sociali.
Che protestano in mutande..:-)


Venerdì e sabato ci sono due gran concerti a Roma..Bjork e Ben Harper, che rivedrei tutta la vita...uuuufff...vado a casina per il matrimonio del mio cuginetto..vabbè..

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sì, bravi tutti 'sti menestrelli, ma che la piantassero di rompere tanto i coglioni. Si mettessero a fare del rock'n'roll come si deve, si mettessero...partendo dal presupposto che Louis Armstrong e Fred Buscaglione erano più rock degli anni i'70 e '80 messi insieme

Porlock ha detto...

giusta osservazione. Mehldau come Jarret, molto rigoroso.

Jarret ha creato il precedente: questo modo serioso e rigido di porsi al pubblico. probabilmente preso dalla musica classica. un'altra cultura che non ha nulla a che fare con la natura fisica e muscolare della musica jazz.

ve lo immaginate, che so, un concerto dei Jazz Messenger o di Miles Davis negli anni 50, col pubblico zitto e fermo.

cmq han suonato da Dio. ero alla data di RImini. a dire il vero ho apprezzato molto di più l'ecclettismo di Ballard (batteria). su disco il trio mi piace già meno.