giovedì 30 luglio 2009

Evviva il Don che si ribella alla curia

Don Nildo si difende: "Cantare è un dono di Dio"
Sul parroco di San Bartolomeo della Beverara piovono le critiche della Curia dopo che ha concesso una sala al coro gay Komos


di Sara Scheggia

Dare una sala della parrocchia ad un coro è normale amministrazione. Ma se i coristi sono tutti gay? "Ogni buon parroco deve chiedere l’autorizzazione per le attività straordinarie", dice Monsignor Ernesto Vecchi. Don Nildo non ha chiesto nessun permesso per ospitare il coro gay bolognese, e non ha intenzione di farlo nonostante il richiamo della Curia. "Neanche per sogno — risponde il sacerdote di San Bartolomeo della Beverara — Conosco i miei limiti, e cantare è usare un dono di Dio".

Don Nildo Pirani ha concesso a Komos, coro bolognese primo in Italia a comprendere solo ragazzi gay, una sala della sua parrocchia di via della Beverara per fare le prove. "Sono omosessuali, non significa che cantano in maniera diversa — spiega il "Don" 71enne — Non è vero che è attività straordinaria, ma normale amministrazione". E aggiunge, con un cenno di ironia: "Il parroco non deve mica eseguire tutti gli ordini della Curia: io so bene quali sono i miei compiti, e se dovessi chiedere il permesso tutte le volte sarebbe bello".

Il sacerdote, che insegna anche introduzione alle sacre scritture alla Scuola diocesana di formazione teologica, non è nuovo ai rimproveri di via Altabella. Lo scorso dicembre, infatti, ha ospitato nella sua chiesa la veglia per le vittime dell’omofobia, promossa dal movimento cattolico di base "Noi Siamo Chiesa". Era la prima celebrazione pubblica di questo tipo in regione, e in quell’o ccasione Vecchi la giudicò come "un azzardo del parroco".

In realtà, la Curia aveva autorizzato la stessa veglia nel 2007, ma si trattava di una celebrazione per soli gay. "Un mio azzardo? Pazienza. Non prendevo posizione, come non lo faccio ora — racconta Don Nildo — Ho solo accolto una preghiera. L’anno prima l’a rcivescovo l’aveva autorizzata: era in una chiesa di campagna e c’e rano solo gay". Il parroco ricorda che non è sua intenzione "fare delle valutazioni", e che se Komos si proponesse per animare la messa "in quel momento rifletteremo e chiederemo". Per ora, però, mette bene in chiaro: "Le cose straordinarie sono tutt’altro, come ospitare i partiti — conclude pacato — cantare in chiesa non lo è, perché non c’entrano gli atti religiosi. Vorrei che capissero tutti che ho soltanto offerto una sala ad un coro".



Se mai mi sposerò e per qualche strano motivo dovessi farlo in chiesa, chiederò a Don Nildo.
A chi ha commentato dicendo che la chiesa non condanna l'omosessualità come condizione ma come esercizio di una sessualità sbagliata perchè non finalizzata alla procreazione, rispondo: allora depenalizzate anche voi l'omosessualità come reato. Ipocrisia allo stato puro. Ignoranza. Supponenza.

1 commento:

perù ha detto...

che paese di incivile ignoranza! xu`@BS