sabato 18 settembre 2010

Avere 28-30 anni nel 2010

Quasi tutte le persone che ho incontrato nel mio cammino post liceo fanno lavori di merda, precari e mal pagati. O sono alla ricerca di un buco, nel settore per cui hanno pagato anni di tasse all'università, in cui infilarsi ben consapevoli che o faranno i furbi oppure non ci saranno molte chance.

C'è chi voleva fare il regista e ha molto talento, ma più che partecipare a qualche festival o beccare qualche pubblicità, lavorando saltuariamente, non fa. Chi, invece, sarebbe un portavoce politico coi controcazzi, ma si arrabatta tra uffici stampa di vario genere. C'è pure chi ha una cultura fenomenale e sarebbe tagliato al 100% per lavorare, alla grande, nell'editoria, ma deve accontentarsi di un lavoro qualsiasi. Per non parlare degli aspiranti insegnanti che non saranno mai convocati in graduatoria e degli innumerevoli aspiranti comunicatori che non sanno da che parte sbattere la testa. Moltissimi sono stati costretti, volenti o nolenti, a tornare a casa, dai genitori, e reinventarsi.

Diciamo che poi, a 28-30 anni, sei già stufo di lottare.

Non sono mai stata una "furba" e non credo che comincerò presto ad imparare a farlo. Ma non rimangono molte alternative. La generazione nata negli anni '60 che ora ci comanda, anche nelle redazioni, non ha idea di cosa significhi cominciare ora. Non è la gavetta come la intendono loro, non in quel senso. E' non avere privilegi in nulla e nemmeno uno stipendio decente, contro rimborsi spese di ogni tipo, abitudini a servizi sempre di alta gamma, certezza nel futuro. Cose che noi, poveri collaboratori sfigati condannati ad essere trattati, almeno nel mio caso, da eterni stagisti solo perchè più giovani della media, non vedremo MAI.

Tanto per fare un esempio più calzante, è avere la garanzia che se rimani incinta hai la maternità e puoi stare appresso al bimbo anche un anno e mezzo e poi tornare e riavere il tuo posto. E' giustissimo, ma profondamente ingiusto se pensi che io, con l'inpgi, ho maturato 80 euro di maternità in quasi due anni. E che comunque se rimango incinta significa che non lavoro più.

Chissà che mostri e che genere di incubi partoriremo, noi di questa generazione. Per ora mi sembra che ci sia un gran individualismo di base, e tanta paura. E un rimandare le decisioni della vita, quelle vere, perchè è come se stessimo sempre aspettando qualcosa.

Molte sere torno a casa e mi sento come un criceto nella gabbietta, che corre sulla sua ruota tutto contento. Percorri tanti km, sudi, ti stanchi. Ti fermi e poi riparti. Ma, in sostanza, resti fermo. E invecchi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

...in ritardo, ma di cuore... auguroni di buon compleanno!
mariz